Silvano Peloso

Silvano Peloso (Roma 1946) - Si è laureato con il massimo dei voti e la lode presso l’università di Roma La Sapienza, dove ha avuto come professori grandi maestri come Aurelio Roncaglia e Gustavo Vinay per quanto riguarda la Filologia e la Medievistica Latina, Natalino Sapegno, Achille Tartaro e Alberto Asor Rosa per l’Italianistica, Murilo Mendes e Luciana Stegagno Picchio per gli Studi portoghesi e brasiliani. Fondamentali nel periodo post lauream due borse di studio: la prima di sei mesi in Brasile, nel 1971, che avrebbe definitivamente determinato i suoi indirizzi di vita, legandolo a questo paese e alla sua letteratura, storia e cultura per i successivi quaranta anni, fino ad oggi e oltre; la seconda, nel 1974, per tre mesi in Portogallo, dove, oltre a studiare, ha potuto vivere in prima persona l’esperienza della Rivoluzione dei Garofani e assistere, dopo la dittatura, alla rinascita di una lingua e una grande tradizione riaperta all’Europa e al mondo.

L’entrata nella redazione della rivista Quaderni Portoghesi di Luciana Stegagno Picchio fin dagli inizi, nella primavera del 1977, e la pubblicazione di saggi su Gil Vicente, Camões, Pessoa, la Letteratura di viaggi, in quella che ben presto sarebbe diventata la più importante rivista di Studi Portoghesi in Italia e non solo, sarebbe stato il preludio al primo incarico universitario presso l’Università di Pavia, nel 1979, dove per sette anni  realizzò una proficua collaborazione con la scuola filologica e semiotica di grandi maestri come Cesare Segre, Maria Corti e Giovanni Caravaggi.

Il passaggio all’Università di Viterbo nel 1985 segnò anche l’inaugurazione in quella università del primo corso di Letteratura brasiliana e la successiva uscita di tre volumi di grande successo: Medioevo nel sertão (1984), ancora oggi il libro più importante in Italia sulla sulla literatura de cordel e più in generale sulla letteratura popolare brasiliana; l’edizione italiana di Buriti di Guimarães Rosa (1985) e, soprattutto, il volume Amazzonia, mito e letteratura del mondo perduto, uscito  nel dicembre 1988, una settimana prima dell’assassinio di Chico Mendes e quindi destinato ad essere il punto di riferimento del grande dibattito che seguì a quel tragico evento. Questo insieme di ricerche sui grandi temi della letteratura e della storia del Brasile doveva continuare anche negli anni successivi e, in particolare, avere un seguito nel 1990, anno trascorso come visiting professor presso l’Universidade Federal do Rio de Janeiro.

Dopo il rientro in Italia e con la ripresa anche degli studi di ambito lusitanistico, usciva La voce e il tempo, modelli storico-letterari della tradizione portoghese (1992). Il volume che, anche nel titolo, raccoglieva studi e saggi sulla poesia orale e si rifaceva soprattutto alla semiologia e alla poetica medievale di Paul Zumthor, conosciuto anche attraverso la scuola di Pavia, avrebbe costituito il titolo più importante per il concorso con cui, nel 1994, Silvano Peloso veniva designato unanimemente a succedere a Luciana Stegagno Picchio, andata in pensione, sulla prestigiosa cattedra di Lingua e Letteratura portoghese e brasiliana da lei fondata nel 1969 all’Università di Roma La Sapienza.

Il ritorno definitivo, come professore ordinario, nell’università in cui era entrato da studente quasi trenta anni prima, coincise con la consapevolezza che la didattica e la ricerca erano due aspetti inseparabili di un unico processo di maturazione e di sperimentazione. Di qui l’uscita in Brasile nel 1996 del volume O canto e a memória (1996), ancora un titolo ispirato ai temi cari a Paul Zumthor, ma in cui l’immaginario popolare veniva collocato, con i suoi diversi movimenti, nell’ambito di una tradizione brasiliana che va dalla Carta di Pero Vaz de Caminha fino alla «preguiça mãe da fantasia» di Mário de Andrade, ormai in pieno Modernismo. Sull’altra sponda dell’Atlantico, la pubblicazione delle Pagine esoteriche di Fernando Pessoa (1997), con molte riedizioni successive, riapriva il dibattito, più che sulla teosofia, sul rapporto fra letteratura, filosofia e scienza in uno dei più grandi poeti del Novecento europeo.

In quegli stessi anni venivano anche a maturazione, nell’ambito dei congressi relativi al terzo centenario della morte di Antonio Vieira, nel 1997, una serie di temi e di ricerche sul grande gesuita iniziati più di dieci anni prima, in ambito interdisciplinare, con i colleghi delle facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza, della Universidade do Estado do Rio de Janeiro e dell’Università di Brasilia. La relazione presentata da Silvano Peloso al congresso di Lisbona del 1997, l’ultimo della compianta Margarida Vieira Mendes, aveva come tema «O Quinto Império de Antonio Vieira e o debate europeu nos séculos XVI e XVII», dimostrando inequivocabilmente che il Quinto Impero di Vieira non era né una metafora poetica o retorica, né un escamotage politico, ma una questione di Diritto Internazionale dibattuta a lungo, in quel periodo, da tutti i grandi del secolo XVII. Nello stesso congresso, per iniziativa di Margarida Vieira Mendes, tornava d’attualità il tema della Clavis Prophetarum di Vieira, per troppo tempo considerata opera frammentaria andata perduta, e in relazione alla quale Silvano Peloso sottolineava la necessità di strumenti filologici adeguati e l’importanza dei manoscritti romani, in particolare il codice della Biblioteca Casanatense di Roma. Le ricerche, i seminari e la collaborazione internazionale in proposito continuarono anche negli anni successivi in Brasile, in particolare con i colleghi della Facoltà di Giurisprudenza della UERJ e dell’Università di Brasilia, nonché con i maestri della scuola filologica brasiliana come Leodegario de Azevedo Filho,  Evanildo Bechara e la loro Academia de Filologia Brasileira.

Due importanti circostanze negli anni 2003-2004 segnarono le tappe della successiva collaborazione in relazione agli studi vieiriani: la firma a Roma di un importante accordo di collaborazione internazionale fra l’Università di Roma La Sapienza e la Uerj, rappresentate dai rispettivi rettori Giuseppe D’Ascenzo e Antônio Celso Alves Pereira, e il protocollo di cooperazione internazionale fra l’Istituto Camões di Lisbona e l’Università di Roma “La Sapienza”, mediante il quale veniva istituita la Cattedra Antonio Vieira, di cui Silvano Peloso veniva nominato titolare e responsabile. Si istituiva così un circuito Roma-Lisbona-Rio che avrebbe dato risultati importanti, a livello interdisciplinare, in molteplici ambiti.

Contemporaneamente, nella primavera del 2004, Silvano Peloso pubblicava, sul grande periodo delle scoperte portoghesi, il volume Al di là delle Colonne d’Ercole. Madeira e gli arcipelaghi atlantici nelle cronache italiane di viaggio dell’Età delle Scoperte, che conteneva, fra l’altro, la prima edizione integrale della Insulae Materiae Descriptio (1534) di Giulio Landi, cioè il più importante documento completo sull’isola di Madeira e sul ciclo dello zucchero, della prima metà del Cinquecento. Il libro, presentato alla Biblioteca Nazionale di Roma e a Lisbona, presso la sede dell’Istituto Camões, guadagnava il 6 ottobre del 2005 una risoluzione all’unanimità del Consiglio di Governo dell’Isola di Madeira, riunito in seduta plenaria, con cui Silvano Peloso veniva nominato Presidente del Forum Intercontinental – Centro de Estudos sobre a Sociedade Contemporânea, con sede nell’isola stessa, l’anno successivo trasformato in Forum di Studi sull’Europa e l’Occidente Atlantico.

Nello stesso anno 2005, portando a compimento il lungo percorso iniziato con i congressi del 1997 e continuato con i colleghi dell’università di Lisbona e la facoltà di Giurisprudenza della UERJ, usciva il volume Antonio Vieira e l’impero universale: la Clavis Prophetarum e i documenti inquisitoriali, che risolveva, in termini filologici e documentari, due grandi problemi fin qui senza risposta, prevalentemente a causa di posizioni ideologiche: il fatto che la cosiddetta História do futuro altro non fosse, per testimonianza diretta di Vieira, che una parte della Clavis Prophetarum con titolo alterato per sfuggire all’Inquisizione; e il fatto che, fra i tanti manoscritti sopravvissuti, bisognava cercare e trovare quello che conservava l’opera così come Vieira l’aveva lasciata nell’atto di passare a miglior vita. Il libro usciva in traduzione portoghese a Rio de Janeiro nel 2007, a cura dei colleghi dell’Instituto de Letras, e in particolare del suo direttore José Luís Jobim, con il patrocinio della UERJ, dell’Università di Roma La Sapienza e della Cattedra Vieira di Roma.

A questo punto si era a un passo da un grande traguardo storico: il recupero definitivo di una grande opera data come perduta e, in ogni caso, sepolta per secoli nel silenzio. I congressi del IV centenario della Nascita di Vieira (Roma, febbraio 2008; Lisbona, novembre 2008; Rio de Janeiro, agosto 2009), insieme al ritrovamento dei frammenti del IV libro, permettevano di riaprire interamente il discorso sulla figura e l’opera del grande gesuita: nel dicembre 2009 tornava finalmente alla luce la Clavis Prophetarum sulla base del ms. 706 della Biblioteca Casanatense di Roma su cui Silvano Peloso aveva lavorato per anni. L’opera veniva poi presentata in forma solenne all’Università di Roma La Sapienza il 7 maggio 2010, alla presenza di rappresentanze diplomatiche e universitarie, del Rettore della Sapienza Luigi Frati, e dei due Rettori della UERJ che più avevano collaborato a tale importante risultato: Antônio Celso Alves Pereira, a partire dal 2003, e José Ricardo Vieralves nel primo dei suoi due mandati.

Nel dicembre 2010, infine, Silvano Peloso veniva eletto all’Unanimità, presidente della costituenda Associazione Italiana di Studi Portoghesi e Brasiliani (AISPEB) che per la prima volta avrebbe riunito i rappresentanti d’area di 20 fra le maggiori università italiane e, in tale qualità, nell’agosto 2011, presentava a Rio de Janeiro la seconda edizione della Clavis Prophetarum, nella stessa occasione in cui veniva lanciata dalla Eduerj, la Casa editrice della Universidade do Estado do Rio de Janeiro, una nuova collana Brasil-Italia, in collaborazione con la Sapienza e nell’ambito del programma di internazionalizzazione delle Università destinato a dare in futuro ulteriori e significativi risultati.

Nell'ottobre 2012, su iniziativa del Presidente della Repubblica Portoghese Anibal Cavaco Silva, Silvano Peloso veniva nominato Grande Ufficiale dell'Ordem de D. Henrique, alta onoreficenza concessa per meriti culturali e scientifici legati alla diffuzione, a livello internazionale, della lingua e della cultura portoghese. Il 5 dicembre dello stesso anno l'Universidade do Estado do Rio de Janeiro gli concedeva il titolo di Dottore Honoris Causa, sempre per meriti culturali e scientifici nell'ambito della letteratura, storia e cultura luso-brasiliana.